Ne approfitto per postare un secondo intervento su fb dell'autore che precisa i contenuti dell'articolo. In fondo il link diretto al post.

Ciao!
Forse per qualche capriccio dell’algoritmo di Facebook, il post che ho scritto qualche giorno fa su Diciotti e ricollocazioni è stato condiviso da una gigantesca platea di persone. Mi permetto dunque di scrivere un altro post con alcune riflessioni supplementari, ma notate bene: il rischio di dire fesserie vale sempre.

1) Vorrei ringraziare tutte le persone che hanno interagito con il post. A molte persone che hanno fatto domande ho provato a rispondere. A tantissime domande non ho avuto il tempo di rispondere; per alcune, purtroppo, non ho una risposta semplice, oppure non ho una risposta *tout court*. Ai tanti che hanno chiesto le fonti: vi stimo e vi tengo per fratelli. Avete perfettamente ragione. Da oggi potete trovare una versione di quel post zeppa di fonti gentilmente ospitata su Strade [1 – link in fondo al post!]

2) In diversi hanno provato a rispondere ad almeno una domanda del post: “perché il M5S ha votato contro una proposta di riforma di Dublino molto, molto favorevole all’Italia”? Il senatore M5S Iunio Valerio Romano – che ringrazio anche della arguta nota – ha postato insieme ad altri un autorevole commento dell’europarlamentare M5S Laura Ferrara, che ha votato no alla riforma nella Commissione LIBE. Ferrara (la quale, oltre ad avere un dottorato di ricerca in teoria e storia dei diritti umani, è anche Rapporteur per la riforma di un altro atto legislativo collegato a Dublino) allega una interessante ricostruzione “tecnica” dei motivi che l’hanno spinta a votare no. Consiglio a chi voglia farsi una idea più approfondita la lettura del testo [2], con l’avvertimento che distinguere – ad esempio – tra “admissibility check” (proposta della Commissione Europea) e “prima facie examination” (nel testo del Parlamento) è cosa particolarmente ardua e praticamente impossibile da chiarire su Facebook. Forse il modo più semplice per superare lo scoglio delle questioni tecniche è quello di offrirvele anche da un’altra prospettiva: quella altrettanto autorevole della europarlamentare italiana Elly Schlein (Possibile) [3].

3) È interessante notare come alla ricostruzione “tecnica” Ferrara faccia precedere una motivazione “politica” per giustificare il voto negativo: “volevamo di più”, “volevamo puntare in alto e non accontentarci dei piccoli passi che, ahinoi, sembrano essere la prassi della politica dell’Unione”. Il testo non sarebbe dunque “forte e ambizioso abbastanza” per il M5S. La posizione è assolutamente legittima. Tuttavia, io continuo a rimanere perplesso: secondo me, questo è uno di quei casi in cui “il meglio è nemico del bene”. Ho visto la conferenza stampa di presentazione della Posizione [4] e continuo a pensare che essa sia niente meno che rivoluzionaria e molto, molto migliorativa delle condizioni per l’Italia. È frutto di due anni di intenso lavoro da parte di parlamentari di ogni gruppo e nazionalità. È stata votata grazie ad un accordo trasversale tra sinistra (GUE), verdi, centrosinistra (S&D), centristi (ALDE) e centrodestra (PPE). Insomma, mi pare un compromesso molto avanzato tra diritti e doveri dei richiedenti asilo, solidarietà e responsabilità. Francesco Maiani, un importante studioso del Regolamento di Dublino, il quale è su molti punti critico ed è infine dubbioso sulla possibilità che il sistema funzioni nella prassi, l’ha cionondimeno definita “la proposta ufficiale più audace mai presentata per la riforma della ripartizione delle responsabilità” [5]. Benissimo volere ancora di più, però mi chiedo: il perdurare del Regolamento di Dublino nella sua presente forma, nell’attesa di una svolta messianica in Parlamento e di una miracolosa conversione sulla strada di Damasco del Consiglio, non è contrario agli interessi dell’Italia?

4) Il fatto che il Parlamento Europeo abbia approvato una Posizione rivoluzionaria e che il Consiglio UE sia bloccato da mesi su posizioni estremamente restrittive, conservatrici e contrarie allo spirito di solidarietà chiesto dall’Italia dimostra una cosa a cui tengo molto. Il Presidente del Consiglio credo semplifichi un po’ troppo quando scrive su Facebook che “l’Europa non è riuscita a battere un colpo”. IL PARLAMENTO EUROPEO L’HA BATTUTO ECCOME, IL COLPO, in rappresentanza di tutti i cittadini europei che chiedono concretezza, solidarietà, coraggio. Sono invece i governi degli Stati Membri, che siedono in Consiglio e bloccano la riforma, a rimanere colpevolmente muti.

5) E anche qui, i governi degli Stati Membri non sono tutti uguali. Ritornando al post precedente, tutte le domande sulla strategia italiana in Consiglio rimangono eluse. Per completare la riforma di Dublino serve una votazione a maggioranza qualificata (55% degli Stati che rappresentino il 65% della popolazione) in Consiglio. Se, a mali estremi, non si riesce a trovare un comunque preferibile “consensus”, il voto dei Paesi di Visegrad (Ungheria, Polonia, Repubblica Ceca, Slovacchia) non è necessario.

6) Ecco allora che io questo nascente asse Italia-Visegrad proprio non riesco a spiegarmelo. Le iniziative diplomatiche in questo senso continuano ad accelerare: oggi il presidente del consiglio incontrerà a Roma il primo ministro ceco e il ministro degli interni incontrerà a Milano il primo ministro ungherese Orbàn [6]. Nelle more di riscontri su questi incontri, vi fornisco qualche informazione sul comportamento dell’Ungheria verso l’Italia:
a. In Consiglio, l’Ungheria appoggia una versione di Dublino fortemente restrittiva e sfavorevole ai paesi di primo ingresso. “Noi ci opporremo a ogni proposta che stabilisca, sia direttamente che indirettamente, quote o meccanismi di ridistribuzione”, ha dichiarato il 15 febbraio 2018 il ministro degli esteri Szijjártó [7].
b. Il 24 agosto scorso, Szijjártó era alla Farnesina; il ministro degli esteri italiano gli ha chiesto di accogliere parte dei migranti della Diciotti; Szijjártó, che ha parlato di notevole identità di vedute tra Italia e Unghieria sulle politiche migratorie, si è tuttavia recisamente rifiutato [8].
c. Quando il Consiglio UE nel settembre 2015 ha deciso - in via eccezionale e per due anni - la ricollocazione di richiedenti asilo siriani ed eritrei dall’Italia e dalla Grecia verso gli altri paesi europei (totale ricollocazioni: 34558 su target 160mila) [9], l’Ungheria è venuta completamente meno ai suoi obblighi giuridici e, insieme alla Polonia, non ha ricollocato NEMMENO UN ERITREO O UN SIRIANO proveniente dalla Grecia o dall’Italia [10].
d. A causa della violazione di questo obbligo sulla ricollocazione, la Corte di Giustizia UE ha aperto una grave procedura di infrazione contro Ungheria, Polonia e Repubblica Ceca [11].

7) Alla luce di quanto sopra detto, si torna alla domanda: in definitiva, qual è la strategia del governo italiano in Consiglio? La riforma del Regolamento di Dublino con ricollocazioni automatiche è ancora una priorità? Se sì, perché si cerca una “relazione speciale” con l’Ungheria, che non vuole una vera riforma di Dublino ed ha dimostrato di infischiarsene dei suoi obblighi di solidarietà verso l’Italia?

Fonti
[1] https://www.stradeonline.it...
[2] http://www.ferraralaura.eu/...
[3]https://www.ellyschlein.it/...
[4] Presenti Schlein, Mussolini e Ferrara: https://www.youtube.com/wat...
[5]http://eumigrationlawblog.e...
[6] http://www.ansa.it/sito/vid...
[7] http://www.kormany.hu/en/mi...
[8] http://www.ansa.it/sito/not...
[9] http://publications.europa..... Nota: dire “siriani ed eritrei” è una semplificazione abbastanza accurata. Le Decisioni del Consiglio 2015/1523 e 2015/1601 (i cui effetti sono ad oggi terminati) prevedevano che ad avere diritto alla ricollocazione eccezionale, dal settembre 2015 al settembre 2017, fossero richiedenti asilo di nazionalità che avessero alte probabilità (+75%) di accedere con successo alla protezione internazionale. Questo criterio vale solo per queste decisioni e non c’entra nulla con le ricollocazioni automatiche proposte dal Parlamento europeo. Sui motivi della divergenza tra trasferimenti e target la questione è complessa e non la so davvero semplificare. La Commissione sostiene in sostanza che nel 2015 si sia sovrastimato il numero di persone che potevano accedere al programma – anche perché poi sono intervenute politiche di esternalizzazione come l’accordo con la Turchia e le politiche in Libia- e che la quasi totalità delle persone idonee e registrate per la ricollocazione siano state trasferite.
[10] https://ec.europa.eu/home-a...
[11] http://europa.eu/rapid/pres...

https://m.facebook.com/stor...